
Il successo di una startup in Italia non dipende dall’idea geniale, ma da un processo disciplinato di esecuzione e validazione che chiunque può imparare.
- La tua intuizione iniziale ha valore solo se risolve un problema reale per cui un cliente è disposto a pagare.
- Un modello di business agile su una pagina (Canvas) è più efficace di un business plan di 50 pagine.
- La resilienza mentale e la capacità di gestire l’incertezza sono gli asset più importanti di un imprenditore.
Raccomandazione: Parti piccolo, testa la tua idea sul mercato reale il prima possibile e costruisci un sistema, non solo un prodotto.
Parliamoci chiaro. L’idea di mettersi in proprio, di lanciare la “propria cosa”, è un pensiero che ha attraversato la mente di molti. È un’ambizione potente, spesso alimentata dal mito dell’imprenditore-eroe: il visionario che, da un garage o da una scrivania disordinata, partorisce l’idea del secolo, raccoglie milioni da investitori estasiati e cambia il mondo. Questa narrazione, per quanto affascinante, è la prima, grande bugia dell’imprenditoria. Crea un’aspettativa distorta, focalizzata sulla magia dell’intuizione e non sulla disciplina del lavoro.
La realtà, soprattutto nel contesto italiano, è molto diversa. Non è una lotteria in cui si vince con il biglietto dell’idea geniale. Fare impresa è un mestiere, una disciplina con le sue regole, i suoi strumenti e le sue tecniche. È un percorso fatto di esperimenti, dati, fallimenti calcolati e, soprattutto, di un’incessante attenzione al mercato. Non si tratta di avere ragione, ma di scoprire cosa funziona attraverso un processo quasi scientifico. Questo approccio non è meno entusiasmante; al contrario, è ciò che trasforma un sogno vago in un progetto concreto e sostenibile.
Ma se la vera chiave non fosse l’idea, ma il metodo? Se il successo non fosse un evento casuale, ma il risultato di un’architettura d’impresa ben progettata e di una mentalità allenata a resistere alle tempeste? Questo è il cambio di prospettiva che fa la differenza tra chi sogna di fare l’imprenditore e chi, effettivamente, lo diventa. Non si tratta di essere speciali, ma di essere preparati.
Questo articolo non è una raccolta di formule magiche, ma una mappa strategica. Un percorso in otto tappe pensato per te, aspirante imprenditore italiano, per guidarti attraverso le fasi cruciali che trasformano un’intuizione in un’azienda. Analizzeremo come validare la tua idea senza buttare via soldi, come costruire un modello di business solido, come scegliere le persone giuste e come allenare la tua mente per le montagne russe che ti aspettano. Iniziamo questo viaggio.
Per navigare con efficacia questo percorso strategico, abbiamo strutturato la guida in tappe fondamentali, ciascuna dedicata a un pilastro della costruzione d’impresa. Il sommario seguente ti offre una visione d’insieme dei temi che affronteremo, permettendoti di orientarti tra i concetti chiave che ti serviranno per costruire il tuo successo.
Sommario: La tua mappa per un’impresa di successo in Italia
- La tua idea vale zero (se nessuno la vuole): come capire se la tua intuizione è una vera opportunità di mercato prima di investirci un euro
- Il tuo business plan in una pagina: come usare il Business Model Canvas per progettare la tua startup in modo efficace
- Da soli non si va da nessuna parte: come scegliere i soci, i collaboratori e i mentori giusti per la tua impresa
- Soldi per la tua startup: guida alla scelta tra bootstrapping, investitori e crowdfunding
- Le montagne russe dell’imprenditore: come allenare la tua mente a gestire l’incertezza e a non mollare mai
- Le 4 strade per far crescere la tua azienda: come usare la matrice di Ansoff per non sbagliare direzione
- Il tuo primo prodotto deve essere “brutto”: il potere dell’MVP per testare la tua idea senza sprecare tempo e denaro
- Crescere o morire: la guida strategica per identificare e cogliere le giuste opportunità di crescita per la tua azienda
La tua idea vale zero (se nessuno la vuole): come capire se la tua intuizione è una vera opportunità di mercato prima di investirci un euro
Sgombriamo subito il campo dal più grande e pericoloso mito dell’imprenditoria: l’idea non vale nulla. O meglio, vale zero fino a quando non interseca un problema reale, sentito da un gruppo definito di persone disposte a pagare per una soluzione. Innamorarsi della propria idea è il primo passo verso il fallimento. Il vero lavoro dell’imprenditore non è avere intuizioni geniali, ma trasformarsi in un detective alla ricerca di problemi che valgono la pena di essere risolti. L’esecuzione disciplinata e la capacità di ascoltare il mercato battono sempre la presunta genialità dell’idea iniziale.
Il processo di validazione non è un’arte misteriosa, ma un approccio scientifico. Si parte da un’ipotesi (“Credo che [segmento di clienti] abbia il problema di [problema] e che la mia soluzione possa aiutarli”) e si progettano esperimenti a basso costo per confermarla o smentirla. Questo significa parlare con i potenziali clienti, osservare i loro comportamenti e, soprattutto, chiedere un impegno concreto, anche piccolo. Un “like” non vale niente; una pre-registrazione o un piccolo pre-ordine valgono oro. È questa la differenza tra un complimento e un cliente.
Studio di caso: VisLab, l’audacia che anticipa il mercato
Un esempio emblematico di esecuzione che supera l’attesa è VisLab. Partita nel 1998 da un gruppo di ricercatori universitari a Parma, la startup si occupava di guida autonoma. Come ha affermato il CEO Alberto Broggi, “Se avessimo aspettato la regolamentazione non avremmo fatto nulla”. Invece di attendere il permesso, hanno iniziato a fare test su strada, agendo ai limiti della legalità per validare la loro tecnologia. Questa audacia nell’esecuzione li ha portati ad essere acquisiti dal gruppo americano Ambarella per 30 milioni di dollari. La lezione è chiara: l’azione e la validazione sul campo sono più importanti dell’attesa del momento perfetto.
Nel contesto italiano, essere una startup innovativa offre vantaggi, ma richiede anche requisiti precisi. Ad esempio, è necessario che il valore della produzione annua non superi i 5 milioni di euro. Questo dato, fornito dal Ministero delle Imprese, definisce un perimetro chiaro entro cui muoversi, ma non deve frenare l’ambizione di testare il mercato. Il focus iniziale deve rimanere uno solo: trovare la prova inconfutabile che qualcuno, là fuori, desidera ardentemente ciò che hai da offrire. Tutto il resto viene dopo.
Il tuo business plan in una pagina: come usare il Business Model Canvas per progettare la tua startup in modo efficace
Se l’idea di scrivere un business plan di 50 pagine ti paralizza, non sei solo. Questo documento monolitico, spesso richiesto dalle banche, è un retaggio di un’era passata. Per una startup, che per definizione opera in condizioni di estrema incertezza, un piano rigido è più un ostacolo che un aiuto. La realtà è che il tuo primo business plan sarà quasi certamente sbagliato. L’obiettivo non è predire il futuro, ma creare uno strumento per navigarlo. Qui entra in gioco il Business Model Canvas, il tuo business plan su una singola pagina.
Il Canvas, sviluppato da Alexander Osterwalder, non è solo un template; è un linguaggio comune per descrivere, visualizzare, valutare e cambiare modelli di business. Ti costringe a rispondere a 9 domande fondamentali, organizzate in blocchi logici: Chi aiuti? (Segmenti di Clientela), Cosa offri? (Proposta di Valore), Come li raggiungi? (Canali), Come interagisci? (Relazioni con i Clienti), Come guadagni? (Flussi di Ricavi), Cosa fai? (Attività Chiave), Di cosa hai bisogno? (Risorse Chiave), Chi ti aiuta? (Partner Chiave) e Quanto costa? (Struttura dei Costi). Questo strumento trasforma un’idea astratta in un’architettura d’impresa coerente e tangibile.

La sua vera forza è la dinamicità. Stampalo in grande formato, attaccalo a un muro e usa i post-it. Ogni post-it è un’ipotesi da testare. Quando scopri che i tuoi clienti non sono gli studenti ma i professionisti, semplicemente sposti il post-it. Il Canvas diventa così il cruscotto della tua startup, una mappa viva che evolve con le tue scoperte, permettendoti di “pivotare” (cambiare strategia) in modo rapido e consapevole, prima di esaurire le risorse.
Capire i modelli di ricavo è cruciale. Non esiste solo la vendita diretta. Il mercato italiano offre esempi eccellenti di strategie diverse che puoi mappare sul tuo Canvas per trovare ispirazione.
| Modello | Esempio Italiano | Settore | Vantaggi |
|---|---|---|---|
| Abbonamento | Prodotti Made in Italy (vino, olio) | Food & Beverage | Ricavi ricorrenti prevedibili |
| Freemium | Satispay | Fintech | Acquisizione veloce utenti |
| Marketplace | Cortilia | AgriTech | Scalabilità senza inventario |
| Direct-to-Consumer | Velasca | Fashion | Margini maggiori, controllo brand |
Da soli non si va da nessuna parte: come scegliere i soci, i collaboratori e i mentori giusti per la tua impresa
Un’altra illusione da sfatare è quella dell’imprenditore solitario. Nessuna impresa di successo è stata costruita da una sola persona. Le competenze, il tempo e la resilienza emotiva necessari sono semplicemente troppi per un individuo. Un team non è un costo, è un moltiplicatore di esecuzione. Scegliere le persone giuste – soci, primi collaboratori e mentori – è una delle decisioni più critiche che prenderai, forse più importante del prodotto stesso. Un team eccezionale può salvare un’idea mediocre, ma un team disfunzionale affonderà anche l’idea più brillante.
La scelta dei soci è come un matrimonio. La compatibilità dei valori e della visione a lungo termine è più importante della mera amicizia. Cerca competenze complementari: se sei un tecnico, hai bisogno di qualcuno che sappia vendere; se sei un visionario, hai bisogno di un operativo. Formalizza tutto fin da subito con patti parasociali dettagliati. Definite ruoli, responsabilità, quote, clausole di vesting (le quote maturano nel tempo, non sono subito tue) e scenari di exit. È una conversazione difficile, ma farla quando si è amici previene disastri legali quando la pressione aumenta.
Anche l’idea di dover lasciare subito il proprio lavoro per “fare all-in” è spesso un mito. L’imprenditore e mentore Marco Montemagno suggerisce un approccio più cauto e realistico, particolarmente adatto al contesto italiano:
L’intraprendenza significa avere gli occhi aperti e le antenne drizzate rispetto al cambiamento in atto. Vuol dire inventarsi una piccola attività che può andare di pari passo con il lavoro da dipendente
– Marco Montemagno, Intervista su Linkiesta – Lavorability
Oltre al team operativo, cerca attivamente dei mentori. Sono imprenditori o professionisti esperti che hanno già percorso la strada che stai per intraprendere. Possono offrirti consigli, aprirti le porte del loro network e, soprattutto, aiutarti a evitare errori costosi. In Italia esistono programmi eccellenti come Endeavor Italy o acceleratori come LVenture Group e Nana Bianca che possono metterti in contatto con le persone giuste. Un consiglio da un buon mentore può valere più di un piccolo investimento.
Soldi per la tua startup: guida alla scelta tra bootstrapping, investitori e crowdfunding
Parliamo di soldi. Per una startup, il capitale è ossigeno. Senza, si muore. Ma la ricerca di finanziamenti non è l’obiettivo dell’impresa, è uno strumento per raggiungere l’obiettivo. La prima fonte di finanziamento dovrebbe sempre essere la più ovvia: i clienti. Un’azienda che si finanzia con i propri ricavi è un’azienda sana e sostenibile. Questo approccio, chiamato “bootstrapping”, ti garantisce il totale controllo e ti costringe a diventare redditizio il più velocemente possibile. È la via più difficile, ma anche la più formativa.
Tuttavia, ci sono business che per natura richiedono capitali esterni per decollare (hardware, biotech, software su larga scala). Qui si apre il mondo degli investitori: Business Angel (privati che investono capitali propri) e Venture Capital (fondi che investono capitali di terzi). Avvicinarsi a loro non è come chiedere un prestito. Stai vendendo una parte della tua azienda in cambio di “capitale intelligente”: non solo denaro, ma anche competenze, network e credibilità. Preparati a un processo di selezione rigoroso. Gli investitori non scommettono sull’idea, ma sul team, sulla traction (i primi risultati misurabili) e sulla scalabilità del mercato.

Una terza via, sempre più popolare in Italia, è l’equity crowdfunding. Piattaforme specializzate permettono di raccogliere capitali da un gran numero di piccoli investitori (“la folla”) in cambio di quote societarie. È un ottimo modo non solo per trovare fondi, ma anche per validare il prodotto e creare una community di sostenitori che diventeranno i tuoi primi ambassador. Piattaforme come Mamacrowd o Opstart hanno aiutato decine di startup italiane a decollare.
Lo Stato italiano offre inoltre importanti incentivi. Le startup innovative, ad esempio, possono beneficiare di vantaggi significativi per un periodo prolungato. Infatti, le startup possono godere dei benefici per 3 anni, un periodo estendibile fino a 5 anni se si dimostra un aumento delle spese in Ricerca & Sviluppo. Conoscere queste opportunità è fondamentale per ottimizzare la propria strategia finanziaria. La scelta della fonte di finanziamento dipende dalla fase in cui ti trovi, dal tipo di business e dalla tua visione a lungo termine. Non esiste una risposta giusta, ma solo la più adatta alla tua specifica situazione.
Le montagne russe dell’imprenditore: come allenare la tua mente a gestire l’incertezza e a non mollare mai
C’è un aspetto dell’imprenditoria di cui si parla troppo poco: le montagne russe emotive. Ci saranno giorni in cui ti sentirai sul tetto del mondo e giorni in cui penserai che tutto stia per crollare. L’incertezza non è un’eccezione, è la norma. La solitudine, la pressione e la responsabilità possono essere schiaccianti. Per questo, la singola qualità più importante di un imprenditore non è l’intelligenza o la visione, ma la resilienza operativa. È la capacità di incassare i colpi, imparare in fretta e rialzarsi, giorno dopo giorno.
Questa resilienza non è un tratto innato, è un muscolo che si allena. Come? Primo, circondandoti di persone che capiscono il tuo percorso: altri imprenditori, un mentore, un coach. Avere qualcuno con cui condividere le difficoltà senza essere giudicato è fondamentale per non sentirsi soli. Secondo, celebra le piccole vittorie. L’obiettivo finale può sembrare lontanissimo; focalizzati sul prossimo passo, sul piccolo progresso di oggi. Terzo, prenditi cura di te. Dormire, fare sport e staccare la spina non sono lussi, sono necessità operative. Un imprenditore esausto prende decisioni pessime.
L’esperienza di chi ce l’ha fatta è una fonte di grande ispirazione e realismo, come dimostra la storia di Marcello Ascani, che ha trasformato una scommessa giovanile in un’impresa di successo.
Ho scelto di non andare all’università per fare all in su YouTube. All’epoca era davvero una scommessa. Ho aperto partita IVA, mi ci sono messo e alla fine, mentre imparavo, mi dicevo che tanto valeva raccontarlo. Dopo oltre 10 anni e 160 milioni di visualizzazioni, la mia agenzia Flatmates è stata acquisita da Cosmico per oltre 2 milioni di euro
– Marcello Ascani, racconto su StartupItalia
Infine, devi imparare a danzare con l’incertezza. Non puoi controllarla, ma puoi controllare la tua reazione. Come diceva Alberto Broggi di VisLab, a volte bisogna agire anche se le condizioni non sono perfette. “Nel 1998, quando realizzavamo test su strada, eravamo fuorilegge. Se avessimo aspettato la regolamentazione non avremmo fatto nulla.” Questo non significa essere spericolati, ma avere un’audacia calcolata. Fai il tuo esperimento, misura i risultati e adatta la rotta. Il tuo compito non è avere tutte le risposte, ma essere bravissimo a trovarle.
Le 4 strade per far crescere la tua azienda: come usare la matrice di Ansoff per non sbagliare direzione
Una volta che la tua startup ha trovato il suo posto nel mercato e ha un modello di business che funziona, la domanda successiva è inevitabile: e adesso? La crescita non è un obbligo, ma nel mondo competitivo di oggi, chi non cresce rischia di essere superato. Tuttavia, crescere non significa “fare di più”, ma fare scelte strategiche precise. La Matrice di Ansoff è uno strumento classico ma potentissimo per fare chiarezza sulle direzioni di sviluppo possibili.
La matrice incrocia due variabili – prodotti (attuali o nuovi) e mercati (attuali o nuovi) – identificando quattro strategie di crescita fondamentali:
- Penetrazione del Mercato: Vendere più prodotti attuali ai tuoi clienti attuali. È la strategia meno rischiosa. Si tratta di ottimizzare il marketing, rubare quote di mercato ai concorrenti o aumentare la frequenza d’acquisto.
- Sviluppo del Prodotto: Creare nuovi prodotti da vendere ai tuoi clienti attuali. Conosci già il tuo pubblico e puoi sfruttare la fiducia che hai costruito per offrire loro qualcosa di nuovo.
- Sviluppo del Mercato: Vendere i tuoi prodotti attuali in nuovi mercati. Questo può significare espandersi geograficamente (da una città a una regione, dall’Italia all’estero) o targettizzare nuovi segmenti di clientela.
- Diversificazione: L’opzione più rischiosa. Creare nuovi prodotti per nuovi mercati. È come lanciare una nuova startup all’interno della tua azienda.
La bellezza di questo strumento sta nella sua capacità di strutturare il pensiero strategico, specialmente se applicato a esempi concreti del mercato italiano, dove la tradizione e l’innovazione spesso si incontrano.
Applicare questo framework teorico al contesto italiano permette di visualizzare strategie concrete e valutarne il rischio associato.
| Strategia | Esempio Italiano | Rischio | Investimento |
|---|---|---|---|
| Penetrazione Mercato | Pasta artigianale vs Barilla (marketing territoriale) | Basso | Medio |
| Sviluppo Prodotto | Pelletteria tradizionale + smart tracker | Medio | Alto |
| Sviluppo Mercato | Pistacchio di Bronte a Milano (esperienza culturale) | Medio | Medio |
| Diversificazione | Luxottica nel retail (Salmoiraghi & Viganò) | Alto | Molto Alto |
Studio di caso: Bending Spoons e l’eccellenza nei processi
Bending Spoons, unicorno italiano nel settore delle app mobile, è un esempio di crescita esponenziale ottenuta non solo con lo sviluppo di nuovi prodotti, ma con una maniacale eccellenza operativa. La loro strategia si è basata sull’acquisizione di app esistenti e sulla loro ottimizzazione attraverso processi interni estremamente efficienti. Come osservato da chi ha visitato il loro quartier generale, “A Bending Spoons sono bravissimi nei processi”. Questo dimostra che la crescita può derivare da un miglioramento continuo dell’esecuzione, una forma di penetrazione e sviluppo del mercato guidata dall’efficienza.
Il tuo primo prodotto deve essere “brutto”: il potere dell’MVP per testare la tua idea senza sprecare tempo e denaro
C’è una trappola in cui cadono quasi tutti gli imprenditori alla prima esperienza: la sindrome del prodotto perfetto. Passano mesi, a volte anni, a sviluppare in segreto la loro applicazione, il loro sito o il loro servizio, cercando di renderlo impeccabile in ogni dettaglio. Poi, al momento del lancio, scoprono la dura verità: a nessuno interessa. Hanno sprecato tempo, soldi ed energie per costruire qualcosa che il mercato non vuole. La soluzione a questo problema ha un nome: Minimum Viable Product (MVP).
L’MVP non è un prodotto “brutto” o incompleto, è un esperimento intelligente. È la versione del tuo prodotto con il minimo indispensabile di funzionalità che ti permette di raccogliere il massimo di apprendimento validato sui tuoi clienti con il minimo sforzo. Il suo scopo non è vendere, ma imparare. Ti serve a rispondere alla domanda più importante: “C’è qualcuno disposto a usare (e pagare per) questa soluzione?”. Tutto ciò che non contribuisce a rispondere a questa domanda è uno spreco.

Un MVP può assumere molte forme, anche senza scrivere una riga di codice. Può essere una semplice landing page (una pagina web di presentazione) che descrive il prodotto e raccoglie indirizzi email per misurare l’interesse. Può essere un “Concierge MVP”, in cui esegui manualmente per i primi clienti il servizio che un giorno sarà automatizzato. L’importante è mettere qualcosa di tangibile nelle mani degli utenti il più velocemente possibile per osservare il loro comportamento reale, non le loro opinioni.
Oggi, grazie a una miriade di strumenti “no-code”, creare un MVP funzionale in un solo weekend è alla portata di tutti. Questi strumenti ti permettono di costruire applicazioni web, database e automazioni complesse senza essere un programmatore, democratizzando di fatto la capacità di testare idee di business in modo rapido ed economico. Abbracciare la filosofia dell’MVP significa sostituire la presunzione con l’umiltà, e la pianificazione infinita con l’azione rapida.
Piano d’azione: Strumenti no-code per il tuo MVP
- Bubble: Per creare applicazioni web complete e interattive senza scrivere codice.
- Notion: Ideale per costruire database, sistemi di gestione interni o aree clienti semplici.
- Typeform: Perfetto per creare sondaggi evoluti e raccogliere dati strutturati per validare le esigenze degli utenti.
- Zapier: Per connettere e automatizzare i processi tra diversi strumenti (es. quando un utente si iscrive su Typeform, aggiungilo a una mailing list).
- Carrd/Instapage: Per creare landing page professionali in pochi minuti e testare il messaggio di marketing.
Da ricordare
- Il successo imprenditoriale in Italia si basa su un metodo scientifico, non su un’idea geniale.
- Strumenti agili come il Business Model Canvas e l’MVP sono più efficaci dei piani tradizionali per navigare l’incertezza.
- La resilienza mentale e la qualità del team sono i veri fattori critici che determinano la sopravvivenza e il successo di una startup.
Crescere o morire: la guida strategica per identificare e cogliere le giuste opportunità di crescita per la tua azienda
Hai validato il problema, costruito un modello di business che sta in piedi e lanciato un MVP che i clienti amano. Ottimo lavoro. Ma ora inizia una nuova fase, forse la più complessa: la crescita. Stare fermi non è un’opzione. Il mercato si evolve, i concorrenti non dormono e le esigenze dei clienti cambiano. “Crescere o morire” non è solo uno slogan, ma una legge fondamentale del mondo delle startup. La sfida è capire come crescere in modo intelligente e sostenibile, senza perdere l’anima della propria impresa.
La crescita non è solo una questione di marketing o di vendite. È una mentalità che deve permeare ogni aspetto dell’azienda. Significa costruire sistemi scalabili, automatizzare i processi ripetitivi e assumere persone che possano crescere con l’azienda. Significa anche saper dire di no. Non tutte le opportunità sono buone opportunità. La crescita disordinata, che ti porta lontano dalla tua proposta di valore principale, può essere più pericolosa della stagnazione.
Nel contesto italiano, la crescita assume sfumature particolari. Accanto ai modelli di crescita esponenziale tipici del mondo tech, esiste un modello di “Lifestyle Business” estremamente valido: imprese che crescono fino a un punto che garantisce profitto e qualità della vita all’imprenditore, senza l’ambizione di diventare unicorni. Per gli artigiani, i professionisti o le piccole imprese familiari, questo può essere un obiettivo molto più realistico e desiderabile. Inoltre, il Made in Italy offre straordinarie opportunità di crescita attraverso l’export, oggi accessibile anche a piccole realtà grazie a strumenti come quelli offerti da SACE e Agenzia ICE.
Identificare e perseguire la giusta strategia di crescita richiede un audit costante delle proprie capacità e del mercato. Questo piano d’azione può aiutarti a mappare le opzioni più adatte al contesto italiano.
Checklist per le strategie di crescita in Italia
- Valutare il modello: È più adatto un “Lifestyle Business” sostenibile o un modello di crescita rapida per la tua impresa e i tuoi obiettivi personali?
- Esplorare l’export: Hai verificato gli strumenti agevolati di SACE e Agenzia ICE per portare il tuo prodotto all’estero, anche con un budget limitato?
- Applicare il “Growth Hacking all’italiana”: Stai sfruttando canali come WhatsApp nel customer journey e il potere del passaparola nelle community locali?
- Considerare acquisizioni strategiche: Hai analizzato la possibilità di acquisire piccole PMI in crisi generazionale per accelerare la crescita e acquisire competenze?
- Analizzare finanziamenti alternativi: Hai considerato il “Fondo di Garanzia per le PMI” come alternativa o complemento al debito bancario tradizionale per finanziare lo sviluppo?
Ora hai la mappa. Hai compreso che il percorso imprenditoriale è meno magia e più metodo, meno genio solitario e più costruzione di sistemi. Il prossimo passo non è cercare l’idea perfetta, ma iniziare a tracciare il tuo percorso. Valuta oggi stesso quale di queste strategie puoi applicare per fare il primo, piccolo passo verso la tua impresa.